Galta Ji Temple, Jaipur, India - dicembre 2023
Sara non tornava da 4 mesi in quel luogo. Le aveva lasciato un ricordo indelebile e desiderava condividerlo con noi. Così, l'abbiamo raggiunta e, accompagnate da un autista, ci siamo dirette al Galtaji Temple.
Inizialmente, l'autista ci ha lasciate ad un'entrata che non sembrava essere la principale, indicandoci una strada sterrata in salita che ci avrebbe condotto a piedi all'ingresso. Tutto indicava che non fosse il percorso abituale: sporcizia, scimmie urlanti e povertà tra capanne precarie con bambini scalzi. Sara non ricordava quest'ingresso. Abbiamo insistito affinché l’autista ci portasse al vero ingresso, e così è stato. Entrate nel cortile della prima vasca, ci siamo rese conto di essere tra le poche persone presenti. Risuonavano nella mia testa le parole del medico dei vaccini:"non visitate il Tempio delle Scimmie, non è raccomandabile". Mentre fotografavamo la holy water con il tempio tra le rocce, Meri ha rimosso velocemente dal collo la corona di fiori donatagli da un bramino al tempio precedente. Prima che potessi pensare al peccato di gettarla via, un babbuino adulto l'ha afferrata da terra e divorata fiore dopo fiore. Brava Meri. I babbuini erano ovunque. L'odore dell'acqua sacra impregnava i nostri sensi, e nei giorni successivi potevo ancora immaginarlo perfettamente.
Decidiamo di salire, passando per le vasche superiori, dove coraggiosi indiani si immergevano completamente nudi. Sara era sbigottita: non ricordava quell'odore, quel colore, né quei pesci enormi che lottavano per respirare sott'acqua. Il luogo sembrava aver subito un degrado incomprensibile in 4 mesi. Evitando le scimmie ovunque, raggiungiamo l'ultima vasca, sembrava esserci un'uscita. Proprio in direzione dell'uscita, un babbuino enorme ha improvvisamente urlato mostrando i denti contro Sara e Yas, innescando le loro urla e poi le nostre urla. Una scena epica piena di terrore e isteria. Nel silenzio totale di qualche istante prima, tutti urlavano: noi, i babbuini e il custode. Ci eravamo raccolte in cerchio, schiena contro schiena, per paura di possibili attacchi. Il custode, notando il nostro spavento, ci ha indicato la strada, consigliandoci di fare ritorno indietro. Abbiamo iniziato quindi a scendere, ero davanti e avevo Elisa dietro, mi sentivo tranquilla. Elisa mi rende tranquilla. Sbagliavo.
A metà discesa un enorme babbuino ha deciso di arrabbiarsi ed è salito sul traliccio elettrico, per nulla stabile. Urlando ha iniziato ad agitarsi sul palo. Non so che volesse ma ci fissava e urlava, noi paralizzate. Il palo su cui la scimmia si dondolava si piegava sulle scale e sembrava impossibile passarci sotto, ero paralizzata. La scimmia urlava, urlava come se volesse dire “mi avete rotto i coglioni”. Noi sempre immobili. Sara ed Elena hanno urlato “dai andiamo via, ora ora” e le mie gambe hanno riacquistato mobilità. Ho iniziato ad andare a passo svelto, sentivo le altre correre dietro. Ancora pochi metri, ecco. Eravamo fuori, lontane dal folle babbuino e dal suo palo. Salve. Non era il giorno giusto per prendere la rabbia.
Poco dopo aver varcato il cancello principale, due dolci bambini, fratellini, ci hanno seguite chiedendo l'elemosina. Con un gesto spontaneo, abbiamo condiviso con loro dei biscotti. Salite in auto, il fratellino maggiore, dagli occhi grandi e un sorriso contagioso, ci ha implorato: "chocolate". La sua richiesta ci ha commosse profondamente. Sara ha preso una barretta al cioccolato che avevamo in macchina e gliel'ha passata. Il piccolo l'ha scartata in un battito di ciglia, sorridendo. Poi è arrivata la mamma, li ha visti con biscotti e barretta, ma senza soldi, gli ha chiesto qualcosa e poi ha colpito il maggiore con un forte schiaffo.
Questa scena ci ha spezzato il cuore, eppure vorremmo immaginare che ciò sia accaduto per insegnare loro che troppi dolci possono far male, che quel gesto avesse un intento educativo.Questo è stato il nostro incontro con l'India del Galtaji Temple, un misto di dolcezza e crudele realtà.
Valentina
Comments